Login Contatti | RIVISTA SEMESTRALE - ISSN 2421-0730 - ANNO IX - NUMERO 2 - DICEMBRE 2023

Presentazione di Alessandro Morelli e Andrea Porciello

In Editoriale
22 Gennaio 2017

La crisi dell’Unione europea sembra essere ormai strutturale. Dopo la Brexit, le cui concrete modalità di attuazione appaiono, ad oggi, ancora ignote, le sorti del processo d’integrazione sovranazionale risultano sempre più incerte. L’assenza di un’efficace progettualità politico-economica da parte dei governi nazionali e delle stesse istituzioni dell’Unione rischia di determinare il declino definitivo del sogno europeista, mentre, a livello planetario, con l’elezione di Donald Trump come quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America, il populismo sembra assurgere a cifra connotativa della politica occidentale contemporanea. L’esaltazione acritica delle masse popolari, la svalutazione del ruolo delle formazioni sociali intermedie (a cominciare dai partiti politici) e l’affermazione di rapporti diretti e immediati tra leaders e masse costituiscono paradigmi probabilmente idonei, nell’attuale momento storico, a promuovere processi d’integrazione socio-politica in grado di opporsi efficacemente all’azione dei grandi attori economico-finanziari operanti nella dimensione globale. Guardando con realismo ai processi in corso (come ci suggerisce di fare Agustín José Menéndez nel contributo pubblicato in questo numero), si può forse concludere che si assiste a una diffusa (e comprensibile) reazione agli effetti deleteri che, sul piano della distribuzione delle ricchezze, ha prodotto negli anni la globalizzazione; e, tuttavia, il prezzo di tale reazione potrebbe essere lo smarrimento della stessa identità democratica degli ordinamenti occidentali. Movimenti xenofobi e populisti dominano, ormai, gli scenari politici di molti Paesi europei, mentre in alcuni Stati, come l’Ungheria o la Polonia, si registrano vere e proprie reazioni di rigetto al tentativo di trapianto di principi e istituti propri del costituzionalismo democratico.

Il quadro è fosco ed è difficile immaginare soluzioni efficaci e realisticamente applicabili poiché, come rileva Massimo La Torre nel suo Editoriale, la crisi è anche, e soprattutto, culturale.

A fronte dei rischi di deterioramento delle radici culturali delle democrazie europee, la sfida che gli intellettuali europei si trovano a dover affrontare è, ancora una volta, quella di riscoprire il patrimonio filosofico, politico e giuridico su cui poggiano gli assetti istituzionali contemporanei e su cui si fonda lo stesso progetto europeista.

I contributi pubblicati in questo numero di Ordines si misurano con tali esigenze, alternando riflessioni teoriche (Weinberger, Pérez Luño, Strasser, Cappelletti, Romeo, Valia) e osservazioni sull’attualità politica (Menendéz, Mellace) ad analisi del dato giuridico positivo (normativo e giurisprudenziale), come sempre condotte anche con metodo interdisciplinare e in chiave comparatistica (Seman, Guzzo, La Banca, Montuoro, Tassone). Non manca, infine, qualche suggestiva incursione nella letteratura, idonea a fornire utili chiavi di lettura per la comprensione del fenomeno giuridico (Bilotti-La Torre, Chiarella-Combiarati-Guarnieri).

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