Il volume affronta, in modo problematico, il tema del «Judicial Activism»; espressione introdotta da Arthur Schlesinger in un saggio del 1947 per indicare, con buona dose di criticismo, una certa tendenza nell’approccio ermeneutico tenuto dalla Suprema Corte americana. Sebbene tale termine sembrerebbe aver riscosso considerevole fortuna in ambito accademico, la sua traduzione in un concetto propriamente giuridico non pare un compito agevole. Nondimeno, i contributi nel testo raccolgono la sfida concettuale e si assumono il compito di offrire alcune letture in grado di fornire un appiglio semantico su cui fondare la successiva riflessione.